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Riti di iniziazione fra gli Amakhuwa del Nord del Mozambico e rispetto dei diritti umani

Laura António Nhaueleque da Laura António Nhaueleque
21 Giugno 2020
in Blog
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Riti di iniziazione fra gli Amakhuwa del Nord del Mozambico e rispetto dei diritti umani
Come qualsiasi altro popolo, gli amakhuwa del Nord del Mozambico, di tradizione matrilineare, cercano di dare una spiegazione plausibile all’origine ed evoluzione dell’universo, dando una interpretazione di tipo religioso alla genesi delle cose. Tutto trova la sua emanazione dalla catena montuosa dei Namúli, che si estende dal nord della provincia della Zambézia, presso il distretto di Gurué, fino alla provincia di Nampula, nel distretto di Ribaué. La leggenda narra che fu dai monti Namúli dove una divinità creò tutte le cose usando radici di baobab, albero frondoso e molto presente su quei rilievi. Dai Namúli furono creati i primi esseri umani, oggi considerati come makholo (padri primordiali e/o antenati) dei mahimo (clan) existenti fra gli amakhuwa. Ciò che fu emanato dai Namuli deve stare in armonia. È questa la filosofia di base degli Amakhuwa, anche se oggi le influenze della modernità hanno fatto deviare da questo principio fondamentale.
 
In parallelo al mito fondatore, esiste una lunga lista di riti celebrati nel corso della vita degli amakhuwa. Tutti questi hanno l´obiettivo dell’inserimento della persona nella propria comunità di appartenenza, garantendo così quella coesione e armonia sociale che rappresentano l’elemento identitario più caratteristico della cultura degli amakhuwa. Il principale di questi rituali è rappresentato dai riti di iniziazione, che segnano la transizine dall’età infantile a quella adulta, e sono celebrati sia nella vertente femminile che in quella maschile. In questo breve testo presenteremo esclusivamente i primi, quelli che maggiori discussioni e critiche hanno sollevato da parte delle organizzazioni, nazionali e internazionali, che lottano per i diritti delle donne e, in generale, dei diritti umani individuali.
 
Il rito di iniziazione femminile (Winela emwali) si inscrive in un’ ottica di continuità degli insegnamenti della cultura e del buon comportamento, la cui prima transmissione è fatta dalla madre, quotidianamente. Il rito, quindi, insiste su una persona giovane, ma già sensibilizzata e preparata per ricevere altri insegnamenti, questa volta da parte di signore esterne alla madre e che la introdurranno alla vita adulta. Affinché la giovane venga sottoposta ai Wineliwa emwali (riti di iniziazione femminili) è necessario e indispensabile che questa abbia già avuto la prima mestruazione (wona mweri). Fino a quando il giorno delle cerimonie non arriverà, i familiari devono creare tutte le condizioni necessarie, dal cibo alle bevande, dalle vesti alla costruzione delle capanne dove le cermonie saranno realizzate.
 
Dopo un pasto comunitario, le ragazze, nel pomeriggio, vengono portate in uno spazio riservato e relativamente isolato, che può essere un luogo con case abbandonate o con capanne improvvisate. I riti femminili durano due notti e tre giorni. La fase dei consigli avviene di notte, mentre di giorno le persone dormono. Tale scelta è dovuta al fatto che gli insegnamenti trasmessi sono considerati sacri, pertanto necessitano di calma, tranquillità e molto silenzio e concentrazione, funzionando come forma di rispetto per l’eredità derivante dagli antenati. La trasmissione delle conoscenze durante i rituali è svolta per mezzo della musica, ovvero cantata e accompagnata dalla danza, dividendo il gruppo in due cori. Gli insegnamenti legati al rito consistono nello spiegare che cosa sia la mestruazione, come prendersi cura della propria salute, quale il comportamento dinanzi agli uomini, come vestirsi, come curare la casa, con nozioni di educazione della sessualità femminile, ovvero la conoscenza completa del corpo della donna, come la proibizione dell’incesto e dell’adulterio in generale. Nei riti che hanno subito l’influenza della religione cristiana sono state abolite alcune parti considerate contrarie agli insegnamenti di questa fede, come ad esempio l’uso di offese e di oggetti peniformi. Nei riti celebrati secondo la tradizione, le ragazze sono dipinte con farina, vestite di stracci, lasciando i corpi seminudi, con accompagnamento di canti e insulti, che servono per rendere umili le ragazze. Lo stesso accade nei riti maschili.
 
Nella cultura degli amakhuwa il termine dei riti di iniziazione non significa necessariamente iniziare a cercare marito. In generale, la vita delle ragazze continua normalmente, e soltanto coloro che decidono – per ragioni estranee ai riti, come le cattive condizioni economiche, o conflitti con i genitori – di farsi subito una famiglia propria possono farlo, poiché sono passate dalla cerimonia di iniziazione. Il rito in sé, perciò, non spinge la giovane verso il matrimonio, ma le garantisce la condizione di donna adulta e matura.
D’altra parte, i dati dimostrano che nella regione nord del Mozambico la questione dei matrimoni prematuri e indesiderati è la più diffusa e dannosa per la vita delle giovani a livello nazionale. Tuttavia, questa situazione non può essere attribuita automaticamente ai riti di iniziazione, cosicché dovrebbero essere ricercate le condizioni socio-economiche in cui la maggioranza delle famiglie, nel Nord del paese, si trova, vedendo come unica via di uscita per diminuire il peso dei costi la allocazione della figlia appena iniziata in una nuova famiglia.
 
Con l’eccezione di gravi violazioni dei diritti della giovane donna che ancora, in alcune circostanze (sempre più rare) si manifestano durante i riti di iniziazione, che comunque, nella variante Makhuwa, non prevedono mai pratiche come l’infibulazione, la questione che deve essere posta, in termini di diritti umani, è la seguente: tali diritti sono esclusivamente di tipo individuale, o è necessario considerare anche la prospettiva collettiva, secondo quanto sostiene la stessa Carta di Banjul del 1981? Preservare l’identità di un popolo e di una cultura rappresenta un diritto fondamentale, che passa anche attraverso i riti di iniziazione. Sono questi, in molte culture o organizzazioni umane (si pensi, per esempio, alla mafia o alla massoneria) che segnalano e rafforzano l’identità locale di un certo gruppo, fatto anche questo che rappresenta un diritto umano fondamentale, che deve procedere d’accordo con la tutela dei diritti umani di ciascuna persona, a partire da quelli delle giovani donne africane.

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